ANTONIO CATALFIO CI RACCONTA COME E QUANDO NACQUE LA NOSTRA BIBLIOTECA COMUNALE
Nota della Redazione
Per scelta dell’Autore, pubblichiamo in due parti (l’altra nei prossimi giorni) l’interessante ricostruzione sulla nascita della Biblioteca Comunale di Terrasini avvenuta nei primi Anni Settanta.
Non si può sottacere che tale rievocazione cada in un momento particolarmente critico in cui, la Biblioteca stessa, viene sottoposta a pesanti interventi “politici” che ne snaturano la finalità istituzionale.
Sulla vicenda il clamore dell’opinione pubblica non accenna a placarsi, mentre, d’altra parte, permane il totale silenzio di quelle Istituzioni, Consiglio comunale nella sua interezza e -ahinoi!- Comitato di Gestione della Biblioteca, che avrebbero dovuto e dovrebbero far sentire in modo netto il dissenso su quanto sta accadendo. Un cattivo segnale il silenzio, che impoverisce tutti.
Scrive Renzo Piano, il famoso Architetto-Urbanista conosciuto e apprezzato in tutto il mondo: «Per fare bene bisogna capire e ascoltare; è un’arte complessa quella dell’ascolto! È difficile perché spesso le voci di quelli che hanno più cose da dire sono discrete e sottili. Ascoltare non è obbedire, ascoltare non è trovare compromessi, ascoltare è cercare di capire e quindi fare progetti migliori.».
Come non condividere?
La Redazione
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di Antonio Catalfio
Il 17 settembre 1972 apriva i battenti nella sede di via Benedetto Saputo, l’odierna sede del Banco di Sicilia, la Biblioteca Comunale. Il Sindaco
Claudio Catalfio, inserì tra i primi punti delle dichiarazioni programmatiche della giunta, l’istituzione della Biblioteca a Terrasini.
I primi libri acquistati vennero catalogati manualmente dallo stesso sindaco e dal direttore Salvatore Cascio, già ufficiale d’anagrafe, scelto per la direzione di una biblioteca che vedeva la luce come una delle rarissime strutture bibliotecarie siciliane.
Il primo Consiglio di Amministrazione era composto dallo stesso Sindaco, che per Statuto ne è Presidente, dal Colonnello Giovanni Palazzolo, fine uomo di cultura ed amico di Catalfio, che fu nominato Vice Presidente; dal dott. Judica della Soprintendenza ai Beni Librari, dall’Avv. Bruno Cucinella, padre dell’attuale Sindaco Massimo e dal notaio Marcello Orlando.
Claudio Catalfio fu quindi il fondatore dell’istituzione culturale più importante di Terrasini, coronando il sogno del padre, Giuseppe, anch’egli bibliofilo e amante della cultura, che avrebbe voluto, come mi rivelò il direttore Cascio, una biblioteca pubblica nella sua cittadina.
Mentre la Biblioteca si arricchiva nel patrimonio librario ed iniziava una fitta opera di sensibilizzazione con iniziative culturali, il Sindaco Catalfio disponeva l’acquisto del settecentesco Palazzo Cataldi, sede attuale della Biblioteca.
E qui le storie familiari e generazionali si intrecciano in trame affascinanti e in particolari che oggi non si riescono a comprendere né, tantomeno, a immaginare.
Titta Cataldi, proprietario del Palazzo che fu dei La Grua e dei Grifeo, Principi di Partanna, intimo amico di Giuseppe Catalfio (padre di Claudio), morto nell’immediato dopo guerra, promise al Sindaco che avrebbe venduto il palazzo al Comune per la cifra di ventuno milioni di lire, stimata dall’Ufficio Tecnico Comunale. Inizialmente aveva proposto al Sindaco Catalfio di acquistare per sé il palazzo, ricevendo la risposta che il miglior acquisto per lui sarebbe stato di vedere quel nobile palazzo, patrimonio di tutti i terrasinesi, pieno di libri.
Il Palazzo infatti era stato prima sede di scuole pubbliche, poi della Caserma dei Carabinieri.
Titta Cataldi nel frattempo muore e il dott. Giuseppe Nuara, proprietario dell’edificio adiacente, propone alle eredi, le sorelle Cataldi, l’acquisto dell’immobile, offrendo il doppio della cifra concordata dal defunto fratello con il Sindaco Catalfio. Ma le sorelle Beatrice e Pia Cataldi vollero mantenere l’impegno col sindaco, rinunciando alla proposta e ad un doppio guadagno (scelte impensabili oggi).
Nel 1974 si perfeziona l’acquisto e si destinano le somme per mettere in sicurezza l’edificio. Ma la ditta che esegue i lavori fallisce e si apre un contenzioso che durerà decenni. L’intervento ne salvaguarda comunque la stabilità, scongiurando probabili crolli.
Finalmente nel 1990, il Comune incarica l’arch. Donatella Lino per un progetto di ristrutturazione radicale del Palazzo, comprensivo di arredi per oltre sette miliardi di lire. Ne scaturiscono polemiche che culminano con l’affidamento diretto alla Soprintendenza della progettazione ed esecuzione dei lavori.
Claudio Catalfio, scomparso nel 1992 a soli 62 anni, non vedrà realizzato il suo sogno di vedere la Biblioteca a Palazzo Cataldi. Alla sua morte il Consiglio Comunale, presieduto dal Sindaco Vittorio Orlando, all’unanimità intitola la Biblioteca al suo fondatore, riservandosi la cerimonia di intitolazione non appena la Biblioteca si fosse trasferita a Palazzo Cataldi, cosa che avvenne nel 1998.
I lavori conservativi di restauro non vennero realizzati a regola d’arte, scomparso il pavimento a quadroni di basolato di Billiemi e Carrara, presente nella cappella del piano terreno, quella che adesso è la sezione ragazzi. Le porte originali del settecento vennero inspiegabilmente sostituite, rispettando solamente il disegno e il colore verde originale. I fregi e i decori sia interni che esterni furono restaurati malamente, e la facciata iniziò a sgretolarsi dopo pochi anni dall’intervento, mentre problemi di umidità risalente evidenziarono un lavoro approssimativo e grossolano.
(fine – I -)
Bell'articolo Antonio Catalfio. Fa piacere ricordare le migliori innovazioni di natura culturale avvenute in anni passati. Anni in cui i Sindaci, su iniziativa di uomini di cultura, quale è stato l' Amico Claudio Catalfio, cercarono di valorizzare il Paese di Terrasini creando belle cose come la Biblioteca Comunale, La Villa,ecc. Ricordo ancora il rifacimento della Villa ad iniziativa di Claudio Catalfio. La pavimentazione e la scala nuova di cui Claudio andava fiero, le belle aiuole fiorite. Il giorno dell'inaugurazione (di cui ho una foto). Fu tolta in quell'occasione l'inferriata con cui era completamente recintata la Villa. In quei tempi i giovani del Paese non si sognavano di bivaccare alla villa, né di distruggere le piante o di sporcare le mura dei palazzi adiacenti. I turisti venivano a Terrasini in gran numero. L'economia del Paese era in ascesa. Peccato! Ora, invece, preferirei che ci fosse la grande inferriata intorno alla Villa per proteggerla dai "vandali". Brutti tempi! tra l'altro gli Amministratori attuali, i anche quando prendono iniziative che riguardano la struttura del Paese, lo fanno senza alcun criterio, senza ottenere alcun miglioramento della cosa pubblica. Ed infatti i turisti Vorrei ricordare, inoltre, che Agostino Di Stefano Genova, mio Padre, innamorato di Terrasini, volle donare più di 3.600,circa,
libri della Sua grandissima Biblioteca. Alla sua morte, ho vissuto due estati a catalogare i libri, alcuni dei quali rappresentavano vere rarità.