NON PARLIAMO SOLO DI HELG, MA SOPRATTUTTO DI SANTI PALAZZOLO

PISTA

Aeroporto Falcone e Borsellino

La notizia è di quelle forti, che ti stonano, perché  in un sol colpo svela gli inganni e smaschera i falsi paladini. Ma soprattutto perché sai che a pochi passi da te vive l’uomo (per fortuna non il solo e per sfortuna non l’ultimo) che ha saputo dire NO, ricorrendo alla Legge.

Sul tristissimo episodio, che rischia di frantumare il cuore della speranza, riceviamo e pubblichiamo una nota.
(la Redazione)

 

 

“L’OPINIONE”

di Salvo Vitale

 

helg

Il noto (ex) imprenditore Roberto Helg

La denuncia contro Helg e il suo conseguente arresto ha alzato il velo su quella zona grigia che sta tra chi ricopre cariche pubbliche, cioè è uno dei padroni del vapore, chi usa il suo potere per aumentare la sua ricchezza, oltre che il suo prestigio e, in questo caso, chi usa l’antimafia come vetrina e copertura per accreditare un’immagine di legalità che invece nasconde un profilo da volgare delinquente.

Roberto Helg attualmente è presidente della Camera di Commercio di Palermo, oltre che vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino. Si tratta di uno degli esponenti più importanti dell’imprenditoria siciliana, appartenente all’area del centro destra e molto attivo nella difesa della categoria dei commercianti. È rimasto al vertice della Confcommercio di Palermo per 18 anni e, di quella siciliana da 9, gestendo un noto negozio di regali in fallimento da qualche tempo: Helg ha cercato di riprovare a rilanciare l’attività associandosi con la Carrefour per l’apertura di un centro commerciale il cui progetto non è stato approvato dal Comune di Palermo.

Ufficialmente ha rappresentato il volto nuovo di quella Sicilia che vuole scrollarsi dall’ipoteca mafiosa, che si è impegnato nella lotta contro il racket, aprendo uno sportello per gli imprenditori vessati da usura o dal pizzo. In tal senso si è schierato con Montante, anche lui industriale antimafia ultimamente indagato per contatti con i boss di Caltanissetta e gli ha espresso solidarietà.

Una domanda nasce spontanea: siamo davanti a forme raffinate di strategia mafiosa, che si servono di un’apparente facciata di legalità, magari con la denuncia di qualche tentativo di estorsione, o, come si vorrebbe far credere, a singoli casi, a incidenti di percorso che non mettono in discussione la linea scelta dagli industriali siciliani di dire no alle richieste estorsive?

Il caso Helg, colto con le mani nella cassata, sembra orientare verso la prima ipotesi. Il pensiero va anche ai fratelli Catanzaro, uno dei quali è vicepresidente della Confindustria siciliana, l’altro gestisce una delle più grandi discariche della Sicilia, prima appartenente al comune di Siculiana, poi finita nelle sue mani, con l’assoluzione della magistratura. Anche se non è un teorema, in Sicilia, così come in Campania, non ci si può occupare della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, senza fare i conti con Cosa Nostra. E allora? Allora due più due fa quattro, ma non si può dimostrare.

Ma torniamo a Helg, che è componente di una decina di consigli di amministrazione di varie associazioni commerciali, ricopre numerose cariche direttive e pertanto incassa già laute parcelle, ma che adesso, poverino, dice di avere agito per necessità perché ha la casa pignorata.
In verità una necessità per rimediare alla quale ci vuole una mazzetta da 100 mila euro, la metà della quale dilazionata in rate mensili, suscita una spontanea voglia di prendere a calci in culo questo soggetto, di metterlo in cella e di gettare la chiave. Invece è stato trattato con tutte le premure possibili, prima perché malato e poi perché anziano. Una specie di Berlusconi nostrano che non andrà mai in carcere.

Il caso pone diverse considerazioni e interrogativi e che ci si augura possano suscitare l’attenzione delle forze dell’ordine: si tratta di un caso isolato, oppure, com’è più logico, conoscendo come funziona in Sicilia, tutti quelli che all’aeroporto hanno in concessione uno spazio commerciale pagano il pizzo? A chi? Solo a Helg? Non sarebbe opportuno aprire un’indagine sulla Gesap e sulla intera gestione dei servizi aeroportuali, dalle assunzioni, ai lavori di pulizia e manutenzione, alle modalità di concessione degli spazi ed altro?

SANTI PALAZZOLO

Santi Palazzolo

Tutti oggi hanno parlato di Helg, come il corrotto, il corruttore, l’estorsore. Nessuno lo ha definito mafioso, ma sarebbe opportuno discuterne: da secoli sappiamo che la mafia non è solo quella che spara.
Tuttavia oggi bisognerebbe parlare, riempire i giornali a lettere cubitali, non di un anonimo “titolare di un esercizio di ristorazione o di una pasticceria”, come si è scritto, ma di Santi Palazzolo, l’imprenditore di Cinisi che ha deciso di non pagare, si è rivolto alla polizia e si è prestato a predisporre la trappola a colui che voleva estorcergli il frutto del suo onesto lavoro. Si tratta del nipote di Don Santo, erede di un’attività che ha quasi un secolo di vita.

A Radio Aut, scherzando, lo chiamavamo don Profitterolo, per la sua abilità nel saper preparare i migliori profiterols della Sicilia. Il suo bar, sito tra la piazza e l’inizio del corso, era frequentato dalla Cinisi bene, cioè da professionisti, galantuomini e anche mafiosi che, soprattutto la domenica mattina, andavano a comprare la guantiera di dolci per la famiglia o per l’ospite. Una volta Peppino Impastato si nascose in una casa di fronte per scattare alcune foto a Tano Badalamenti e agli amici che lo circondavano.

Lui, don Santo, aveva un sorriso e una gentilezza per tutti, spesso preparava una sorpresa sul bancone o dentro la vetrina, una torta esotica, un dolce originale, un gelato dal gusto strano, accanto agli immancabili cannoli. Poi tutto venne trasferito sulla strada provinciale, al limite con il semaforo che dà accesso al paese. L’attività è continuata con la gestione dal nonno, al figlio, detto l’Avvocato e oggi al nipote, che porta il nome del nonno ed ha cercato di dare al locale una veste più moderna con i giornali del mattino e con attività culturali varie: è stata finanziata anche qualche pubblicazione sulla storia del paese e del bar e sono stati aperti altri punti vendita, uno dei quali quello dell’aeroporto di Punta Raisi e uno in una cittadina francese.

Che tutto questo sia avvenuto a Cinisi, nel paese di Don Tano Badalamenti, ma anche di Peppino Impastato, significa che il muro una volta indistruttibile della cultura mafiosa comincia a manifestare qualche crepa e che comincia a diffondersi la cultura secondo cui ognuno ha il diritto di godere in pieno dei frutti del proprio lavoro, senza che i parassiti possano profittarne.

La pasticceria dell’aeroporto rappresenta l’ultimo momento, per chi parte e vuole portare un sapore della Sicilia, una cassata, un cannolo, un frutto di “martorana”, un dolce tipico.
Adesso, dopo la denuncia dell’estorsione per il rinnovo del contratto per l’area del negozio, quel dolce assume un sapore più significativo, il sapore della legalità.

 

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7 comments on “NON PARLIAMO SOLO DI HELG, MA SOPRATTUTTO DI SANTI PALAZZOLO
  1. Giuste e oneste referenze sono stati fatti in riguardo la tradizione di eccellenza, sui dolci prodotti da Don Santo Palazzolo e la sua onesta' e integrita' che ambi sono stati tramandati e adottati dal suo nipote Santi Palazzolo . Con profonda stima e solidarieta' alla Pasticceria Palazzolo.

  2. Ho sempre pensato che in Sicilia non mancassero le persone oneste, e mi compiaccio di non dover cambiare opinione. Per quanto riguarda Helg, una volta non era tradizione lasciare questi personaggi in una stanza chiusa con una pistola con il colpo in canna, perchè affrontassero le logiche conseguenze delle loro azioni? Perchè si sono perse certe sane abitudini?

  3. Ottimo articolo, franco e che focalizza perfettamente la “punta dell’iceberg”. Ovviamente solidarieta’ a Palazzolo

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