Il nostro giornale mantiene i riflettori accesi sulla vicenda degli operai dell’Ato senza stipendio da quattro mesi. Mentre la politica sembra essere latitante e l’opinione pubblica disinteressata.
di Franco Cascio
A Terrasini la classe operaia non va in paradiso. Anzi, subisce l’inferno di una paga che non arriva nonostante ogni giorno timbri regolarmente il cartellino.
Il caso dei lavoratori dell’Ato-rifiuti di Terrasini che da quattro mesi non percepiscono lo stipendio pur garantendo il servizio di raccolta, sembra essere rimasto fino a oggi – prima che il nostro giornale ne parlasse – ai margini degli interessi sia della politica che dell’opinione pubblica.
Eppure uno dei primi compiti della politica dovrebbe essere proprio quello di difendere i diritti dei lavoratori, specie se questi subiscono un’ingiustizia – perché di questo si tratta – come quella di non ricevere lo stipendio in maniera puntuale e regolare.
La classe politica terrasinese, invece, sulla vicenda dei lavoratori dell’Ato è apparsa finora parecchio distratta, come se – ed è sempre così quando c’è di mezzo l’Ato – la cosa non la riguardasse, come se la soluzione del problema fosse compito altrui (di chi poi?).
E nemmeno l’opinione pubblica – solitamente sempre pronta a cavalcare l’onda di tutto ciò che va storto, dai mostri di acciaio ai gattini arrotati – sembra essere colpita più di tanto dalla difficile situazione in cui versano gli operai addetti alla raccolta dei rifiuti.
Prese di posizione nemmeno a parlarne, attestati di solidarietà pochissimi. Non ne arrivano nemmeno dalle tastiere degli assidui frequentatori dei social network, solitamente pronti a pontificare su tutto, a dire la propria su tutto.
Perché allora questo silenzio sulla vicenda? Forse perché è controproducente intestarsi battaglie in un “campo” così difficile come quello dell’Ato e di tutto ciò che vi gira attorno, stipendi e dipendenti compresi? Cosa temono i politici di Terrasini, già con i motori caldi ai nastri di partenza per le prossime elezioni comunali? Pensano forse che esporsi in questo momento potrebbe risultare poco “produttivo” e quindi meglio trascinare la vicenda fino alla prossima campagna elettorale e utilizzarla come strumento per slogan a effetto e per promesse che difficilmente poi saranno mantenute?
D’altronde ciò che accade a Terrasini è lo specchio di ciò che accade nel resto del Paese. Il lavoro che non c’è, sottopagato quello che c’è e lo stipendio che non è più una garanzia, una certezza. Cosa è successo nel nostro Paese?
Da un lato il capo del governo che ogni giorno sciorina numeri sulla ripresa economica, sui nuovi posti di lavoro, sulla crisi superata. Numeri, statistiche, che difficilmente combaciano con la realtà.
A fronte di percentuali positive con le quali orgogliosamente Renzi imbecca la stampa, pochi o nulli sono gli interventi concreti, specie nelle realtà locali, specie al Sud con cui il capo del governo ha un conto aperto dopo la disfatta nella tornata in cui uscì vincitore Bersani.
Dall’altro lato, il primo partito di opposizione, il M5S oggi vicino a un clamoroso 27%, che continua a vivere i problemi del Paese attraverso una realtà parallela, quella virtuale, fatta di rimborsi degli stipendi dei parlamentari, di trazzere asfaltate e di battaglie geniali come quella sul reddito di cittadinanza. Un paradosso quest’ultimo: garantire un introito a chi non lavora, quando non si riesce a pagare nemmeno chi un lavoro ce l’ha.
I dipendenti dell’Ato hanno chiesto a Terrasini Oggi di tenere viva l’attenzione sulla loro vicenda. Un tentativo per provare a farla uscire dal dimenticatoio, rompendo in qualche modo quel silenzio dettato dalla paura di subire ritorsioni, come un trasferimento in un altro comune, che per l’azienda sarebbe comunque “legittimo”.
Il nostro giornale, per quanto possibile, continuerà a fare la sua parte tenendo i riflettori accesi.
Come cantava Paolo Pietrangeli in “Contessa” «nessuno più al mondo deve essere sfruttato». Con la speranza che sia da monito.
Il paese è pulito, la spazzatura viene raccolta giornalmente le discariche e i noli dei mezzi privati venongono pagati con regolarità, perchè la politica dovrebbe interessarsi a loro? forse fra qualche mese quando la macchina delle amministrative si metterà in moto qualcuno si ricorderà di questi poveri ingenui non come lavoratori che “si spaccano la schiena” sensa salario, ma come numeri, numeri che potrebbero trasformarsi in voti, e allora si che l’attenzione nei loro confronti sarà ai massimi livelli.
Un ringraziamento alla redazione di Terrasini oggi per la sensibilità dimostrata nei confronti dei lavoratori del servizio di igiene ambientale: servizio indispensabile per lo sviluppo economico e sociale di una intera comunità, ma molto spesso dimenticato, perché considerato ai margini. Auspichiamo che gli articoli sul mancato pagamento dei salari sia servito perlomeno a informare l’opinione pubblica ed a senzibilizzare ancor di più l’amministrazione communale ed i consiglieri tutti sulle condizioni di abbandono economico e sociale in cui versa questa categoria di lavoratori.