L’articolo dell’esperto di turismo Dario Ferrante ha suscitato enorme clamore. «Tutto vero», «Parole sante», «Proprio questa l’attuale situazione di Terrasini» le reazioni dell’opinione pubblica. Con la classe politica che, invece, tace.
di Franco Cascio
Un ex amministratore di Terrasini degli anni Novanta amava citare la celebre frase tratta dalla favola di Andersen, I vestiti nuovi dell’Imperatore: «Il Re è nudo!».
La ripeteva in ogni circostanza, come un mantra. Non c’era comizio, dibattito, seduta consiliare in cui non la citasse almeno una volta.
Oggi abbiamo deciso di prenderla in prestito dopo il clamore suscitato dall’articolo di Dario Ferrante “Turismo. Ecco com’è Terrasini e come potrebbe essere” pubblicato nei giorni scorsi dal nostro giornale.
Ferrante, attraverso una cruda ma obiettiva analisi sulla situazione del turismo a Terrasini, ha in pratica mostrato – ha messo appunto a nudo – quella realtà di cui ogni terrasinese è abbastanza consapevole, ma che – vuoi per disinteresse, vuoi per quel pizzico di “amor patrio” che porta a non parlare mai male del proprio paese comunque vadano le cose – ha cercato di nascondere, fingendo di non vedere.
Ferrante, invece, da “esterno”, ma comunque conoscitore della realtà terrasinese, e dall’alto della sua esperienza nel settore del turismo, ha rappresentato lo stato delle cose e indicato una possibile strada da percorrere per tentare di fare uscire Terrasini dal degrado in cui si è purtroppo cacciata.
L’intervento di Ferrante ha portato l’opinione pubblica terrasinese ad ammettere – seppur con lo stesso dispiacere e la stessa amarezza dell’autore dell’articolo – che la situazione coincide perfettamente con quella descritta.
D’altronde chi potrebbe negare che il centro storico di Terrasini ha perso la sua – come scrive Ferrante – “essenza” («in piazza non c’è più quasi lo spazio per passeggiare», ha scritto recentemente in un commento una nostra lettrice), che la movida è ormai l’unico richiamo che offre il paese, che la viabilità è un disastro, che il mare è ostaggio degli scarichi, che il lungomare è terra di nessuno occupata dai venditori ambulanti di merce contraffatta, che non vi sono eventi culturali, che – per farla breve – Terrasini di paese turistico non ha in pratica più nulla, a parte – come scrive ancora Ferrante – «il passato illustre».
L’articolo, diciamolo, è un pugno nello stomaco, due ceffoni ben assestati che aprono gli occhi su quella che è la sacrosanta verità. Ma se l’opinione pubblica sembra avere reagito apprezzando e condividendo quelle “parole sante”, cominciando a porsi seriamente degli interrogativi, singolare è invece il totale silenzio della classe politica, sia quella che attualmente governa Terrasini che quella che si propone come possibile alternativa. Nessuna reazione.
Eppure, la classe politica terrasinese dovrebbe fare tesoro dell’articolo di Ferrante: gli amministratori attuali per un esame di coscienza e ammettere i propri errori; gli aspiranti per provare a costruire le basi da cui ripartire.
Perché il Re stavolta è davvero nudo.
Per chi non ricordasse , la fiaba narra di un sindaco vanitoso, completamente disinteressato alle cose del paese; era dedito solo alla cura della sua immagine esteriore, e in particolare al suo abbigliamento. Un giorno due imprenditori spregiudicati, giunti in città, gli proposero un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e fantastico, con la caratteristica di risultare invisibile agli stolti e agli indegni.
Qualche assessore fu inviato dal sindaco, per verificare se tutto fosse vero. Ma loro non riuscirono a vederlo, e per non essere giudicati male, gli riferirono lodando la magnificenza del tessuto. Il sindaco, convinto, si fece preparare da loro un abito. Quando questo gli venne consegnato, il sindaco si rese conto che neppure lui era in grado di vedere alcunché, attribuendo ciò alla sua incapacità, cosa che a lui era nota. Così decise di far finta di niente e di mostrarsi estasiato per il lavoro siffatto.
Col nuovo vestito sfilò, per le vie della città, di fronte a una folla di cittadini, che pur non vedendo alcunché, sentendosi essi stessi segretamente colpevoli di inconfessate indegnità, applaudirono e lodarono al suo passaggio.
Le cronache del tempo narrano, che al passare del primo cittadino, un bimbo chiedesse al padre " papà, ma perchè il sindaco è nudo ? e il padre, pare, abbia risposto, tappandogli con una mano la bocca, "zitto, fatti i fatti tuoi ". Ma alle insistenze del figlio con impeto gli prese il braccio. " papà ha da campa', e poi, guarda, fanno tutti così" Ma, il bimbo però non resistette e così, sgranando gli occhi, gridò con innocenza
« Il sindaco è nudo! ».
Ma nonostante tutto, lui continuò imperterrito a sfilare come se nulla fosse successo.
P.S. Qualcuno mi ha fatto notare, che la fiaba raccontava di un imperatore e non di un sindaco.Vabbè, imperatore, re, sindaco, che differenza fa. Se amministrano un impero o un paese piccolo o grande che sia, basta che facciano il bene per il popolo. L'importante che non passino ancora molte generazioni e non un bambino ma mille bambini si accorgano e urlino tutti insieme che " Il Re è nudo ! "