Se gli domandi da dove proviene, ti risponde spiazzandoti: «Dal mondo». Sente di non appartenere a nessun luogo in particolare, come spesso capita a chi il mondo lo ha “viaggiato” e porta nelle proprie vene un miscuglio di culture e radici dai risultati sorprendenti. Poi la fondazione della Casa di moda “Price Eco Design” e l’approdo al prestigioso “Pitti Uomo”. Insomma, è uno di quelli che vive fuori dagli schemi.
di Giulia Randazzo
Federico Price Bruno –madre inglese e padre siciliano– è cresciuto tra la Sicilia (si è trasferito ancora adolescente a Cinisi dove trascorreva le estati), e il Lake District nell’Inghilterra del nord, la terra che ha ispirato i poeti romantici Wordsword e Coleridge.
Se già nella campagna inglese Federico aveva iniziato ad amare la natura e, in particolar modo, i cavalli attratto dal mondo degli allevatori e dei contadini (da lui definito “magico, antico, fatato”), rimanendo affascinato anche dalla loro eleganza dandy, nelle campagne di Cinisi si affeziona al microcosmo dei pastori e dei vaccari che sente molto vicini alla sua sensibilità. «Ricordo con dolcezza -sottolinea- i giardini di limoni nelle campagne cinisare, il profumo del cacio appena prodotto, e poi il duro lavoro dei contadini, una ispirazione per me». Qualcosa che con il tempo è andato perduto, che non è, a suo avviso, valutato per come meriterebbe.
Anni dopo Federico ritrova una sua foto da bambino in groppa a un mulo, e ricordando le sensazioni di libertà provate nella fanciullezza, nella natura incontaminata e selvaggia come lui, prende vita il progetto ECOMULO.
Di questo hanno parlato i media nazionali e regionali (a dirla tutta, qui, da noi, è stato un po’ snobbato) quando nel 2012 decise di partire da Portella delle Ginestre (luogo simbolo delle lotte contro la mafia dei contadini siciliani) alla volta del Quirinale a dorso del suo mulo Giuvà (in compagnia di Mirko Adamo, percussionista della Piccola Orchestra Malarazza), chiamato così, Giuvà, in onore del giudice Giovanni Falcone.
Molti lo presero per pazzo, pochi credettero che ce l’avrebbe fatta, ma il nostro moderno Don Chisciotte aveva un sogno: percorrere le trazzere regie e le mulattiere, rivalutando quei percorsi un tempo utili vie di comunicazione tra la campagna e la città, per dar voce ai contadini attraverso dei “pizzini” da consegnare all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
E tutto questo in sella al suo fido destriero Giuvà, dalla duplice simbologia: da una parte «emblema di testardaggine, ma anche di impegno e di lavoro, instancabile “operaio” che ha contribuito per secoli alla costruzione della Sicilia»; dall’altra perché il suo nome, Giuvà, Giovanni, evoca i saldi e profondi ideali di giustizia sociale, legalità e lotta alla mafia, che muovono e danno forza a Federico stesso nel suo avventuroso viaggio.
Un viaggio interiore anche: «Dopo un periodo turbolento della mia vita, mi sono avvicinato prima al “Circolo Musica e Cultura” un tempo fondato da Peppino Impastato. Da lì decisi che dovevo allontanarmi da una vita fatta di locali e qualche sregolatezza per riappropriarmi della mia essenza».
Partì con l’ecomulo per dare voce agli ultimi, i figli della terra, «le veri menti illuminate – aggiunge – da cui dovremmo trarre grandi insegnamenti».
Ma se pensaste a Federico come a un pastore errante di Sicilia, col suo mulo sulle montagne lontano dalla civiltà a mangiare ricotta sareste molto lontani dal vero.
Mantenendo solidi gli ideali che lo guidarono nell’avventura di ecomulo, rispetto per l’ambiente e amore per la terra, per la cultura popolare e rurale, ed unendovi l’innata eleganza e il suo gusto per la sartorialità, che gli deriva anche dall’avere nell’albero genealogico tale Antony Price, stilista tra gli altri di David Bowie, l’eclettico Federico dà forse l’ennesima svolta a una vita già di per sé movimentata, realizzando il suo ultimo (solo in ordine di tempo) progetto: la fondazione della Casa di Moda Price Eco Design.
«Palermo – ricorda Federico – era un tempo piena di botteghe sartoriali e di pelletterie, antichi luoghi in cui il prodotto veniva confezionato dalla sapiente mano di artigiani oramai scomparsi perché inghiottiti dalla catena capitalistica che impone prezzi bassi ma scarsa qualità, essendo essi lavorati nei paesi del Terzo Mondo …». Da qui il concept della casa di moda, che ha presentato allo scorso “Pitti Uomo” le sue borse create a partire da materiali di scarto, ricercati nei mercati, kimono e stoffe ricavate da vecchie divise militari: «Ricicliamo, riduciamo, riutilizziamo, mettiamo in luce, e nuovamente in circolo. Realizziamo creazioni che rispettano la natura, che durano e si riprendono il tempo».
Poliedrico, vulcanico, ispirato, emblema di ricercatezza ed eleganza, ci troviamo di fronte a un trentenne siciliano atipico, che dice ciò che pensa, e fa ciò che dice, anche a rischio di essere preso per matto. Un dandy dallo stile vintage e dal cuore contadino, con un unico scopo nella vita: riuscire a unire il mondo rurale e popolare dell’infanzia alla sua passione per il design ecosostenibile.
Prima di salutarci, a una mia precisa domanda sul “rischio” che certe iniziative comportano, mi risponde con una frase di Ernesto Che Guevara: « … e se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo pezzo di cuore».
Una persona vera, una persona viva,che ha imparato ad amare i muli dopo avere conosciuto tanti uomini.
Anche se non l'ho conosco apprendo dall'articolo e faccio i migliori auguri e complimenti.
Se Bruno è un trentenne, a Musica e cultura andava in carrozzina da solo o con la mamma ?
A me non sembra che questa persona faccia qualcosa di importante o di UTILE per gli altri..mi pare solo un modo per mettere in mostra se stesso e il proprio “Ego”.Punti di vista..
Digita eco mulo sia su you tube che il web poi dimmi se non fa nulla di importante.
http://www.casamemoria.it/2014-03-13-10-39-30/l-associazione.html
Federico fa riferimento all’associazione fondata nel 2010 sulla base della esperienza di Peppino Impastato e dei suoi compagni.
“L’associazione Musica e Cultura è nata nel 2010 con l’intento di rinnovare lo spirito e il fermento dell’esperienza del circolo Musica e Cultura fondato nel 1975 da Peppino e i suoi compagni di lotta, sulla base della convinzione che proprio la musica, l’arte e la cultura sarebbero state leve fondamentali di lotta, coscienza e liberazione delle masse.”