Sarà inaugurata domenica prossima al Margaret Cafè la mostra fotografica “I ritratti, le storie, le donne …“ del fotografo Peppino Romano. Promosso dall’Associazione AsaDin con il supporto di Terrasini Oggi, l’evento aderirà anche all’iniziativa “PostoOccupato”, a favore delle donne vittime di violenza.
di Franco Cascio
“Ritratti femminili che colpiscono nell’immediato chi li osserva”. Gli scatti di Peppino Romano saranno protagonisti di una mostra fotografica intitolata “I ritratti, le storie, le donne…” promossa dall’Associazione AsaDin col supporto del nostro giornale. L’inaugurazione è in programma per domenica 18 ottobre alle ore 19 al Margaret Café di Terrasini, sempre più in prima linea nella promozione di eventi culturali.
La mostra, che vede la collaborazione di Salvo Mercadante come consulente per la fotografia e dell’addetta alla comunicazione Evelin Costa che ha curato i testi, sarà visitabile fino al prossimo 7 novembre.
Peppino Romano, siracusano di nascita ma cresciuto a Palermo, un’esperienza al Nord per prestigiose agenzie pubblicitarie, nella continua ricerca che porta un fotografo a sperimentare nuovi stili, scopre la sua passione nell’immortalare volti, esplorandoli intimamente in modo da catturarne le emozioni. E proprio ritratti femminili – la raccolta Portraits di Romano – saranno in mostra negli spazi del Margaret.
In occasione della mostra, il Margaret Cafè presenterà la propria adesione all’iniziativa lanciata dal sito www.postoccupato.org e dedicherà una “sedia artistica” a tutte le donne vittime di violenza, come simbolo di “un posto riservato a chi prima di essere uccisa aveva un propria collocazione in un bar, al teatro, sul tram, a scuola, nella società affinché la quotidianità non lo sommerga”.
L’INTERVISTA PER NOI DI
PAOLA FAGONE
A PEPPINO ROMANO
Peppino Romano, i ritratti, le storie
Tutti i fotografi hanno una sola, grande ambizione, vogliono catturare l’anima. L’anima dei paesaggi, delle cose, dei sassi, dei gatti, dei volti della gente.
Un fotografo qualunque può scattare migliaia di foto e non riuscire mai a cogliere nessuna emozione. Oppure, disarmarti all’istante, essendo capace di fissare quel lampo negli occhi che passa prima dal tuo cuore e si esprime in uno sguardo. Catturare l’elettricità di un turbamento, della gioia, della tristezza non è facile. Peppino ci riesce ogni volta ed ogni volta sorprende e si sorprende.
Peppino Romano è sostanzialmente un autodidatta e la sua passione per la fotografia ha origini lontanissime, già a circa otto anni capisce che la macchina fotografica sarebbe stata l’estensione artificiale del suo corpo. Il terzo occhio, quello dell’anima, appunto.
«Non mi separo mai dal mio zainetto con la macchina fotografica. C’è sempre qualcosa da fissare in un’immagine», afferma quando gli chiedo cosa è quel fardello pesante appeso alla spalla. «Raramente me ne separo – continua – e quando lo devo fare per forza, per qualche motivo, ho come un senso di inquietudine. Mi sembra di perdere qualcosa. Di fatto perdo gli istanti irripetibili della vita».
Quanta passione c’è, quanta tecnica e, in percentuale, quanta fortuna?
«Viaggio su una media altissima di passione, solo un venti percento di tecnica se vogliamo proprio dare i numeri. La fortuna è essere al momento giusto, nel posto giusto, con la luce giusta. Capita e capita più di quanto possa aspettarmi, per fortuna…».
La passione per la fotografia diventa, qualche anno fa, un lavoro vero e proprio. Il primo approccio professionale con la fotografia di Peppino Romano avviene, infatti, con il mondo patinato della moda.
«In quell’ambiente i corpi sono come gli abiti o gli accessori. Non devono attirare l’attenzione di chi osserva la foto, ma devono fare da cornice neutra al prodotto. Del mio lavoro nei set fotografici di moda mi rimane tanto però; resta un certo approccio con le facce, con alcuni volti che hanno la necessità di una valorizzazione, un sostegno che può essere dato da una frase, da parole che possono fare esplodere un sorriso… Non tutti sono fotogenici o hanno una naturale predisposizione a farsi “spogliare”. Una foto può essere così intima, molto invasiva in taluni contesti».
Da qui la spinta a orientarsi in ciò che poi diventerà la tua autentica passione: il ritratto.
«La scelta di orientarmi nel ritratto è cosa recente e probabilmente a che fare con la maturità, non solo artistica o professionale. Cresce l’esigenza interiore di esprimersi sull’intensità che può offrire una foto. Trovo infinitamente più interessanti i volti di chiunque incroci il mio sguardo. Degli sconosciuti, degli amici (tanti), delle persone che amo».
Cosa più ti appassiona del ritratto?
«Non saprei, so solo che amo il ritratto perché amo le espressioni della gente. Io mi emoziono ogni volta, come un bambino!».
(Paola Fagone)
Assolutamente da non perdere!!!
Peppini sei i migliore i tuoi scatti sono da amirare