Si è spenta ieri mattina in ospedale, dove era stata ricoverata d’urgenza alcuni giorni prima per le complicazioni insorte a causa di una banale caduta in casa. Giuseppina aveva compiuto a gennaio 88 anni. I funerali domani, lunedì 4 luglio alle ore 15:00 nel Duomo di Terrasini.
Ma chi era Pina Cavataio Galati?
di Giuseppe Ruffino
Pina e Pietro*, un’anima e un corpo
I giovani, ovviamente, non possono sapere. Ma quanti, come me, hanno ammonticchiato qualche anno e hanno avuto il privilegio di conoscerli e frequentarli a partire dagli Anni Settanta nel pieno della passione politica e della militanza schietta (quella vera, senza doppi fini) non può dimenticarli perchè, se pensi all’Una, naturalmente affiora l’Altro, e viceversa.
Pina (originaria di Cinisi) e Pietro si erano sposati nel 1955 allorchè Pietro aveva, per un breve periodo, fatto ritorno da Torino dove lavorava alla Fiat. Dopo la guerra e la lotta partigiana era rimaso in quella città e una volta sposati vi si erano trasferiti fino al 1974 quando avevano deciso di far ritorno a Terrasini.
Parlare di Pina, ricordarne i modi, il carattere fermo e deciso, la sua fede incrollabile nel Cristianesimo e insieme nel Partito Comunista Italiano (nulla di ideologico, ma la convinzione sociale di stare dalla parte dei deboli), ti apre la mente e ti infonde coraggio e speranza. Allora – siamo nei primi Anni Settanta – a chi guardava “dal di fuori” sembravano inconciliabili i due piani; oggi, con una punta di rammarico, si capiscono e si accettano meglio certe apparenti contraddizioni.
Io non c’ero a Terrasini (insegnavo a Brescia da alcuni anni) quando nel 1980, nel corso di un congresso del Partito di Terrasini, Pietro Galati, suo marito, morì d’infarto. Quella sera nella “Sala Olimpo” di Via Mons. Evola c’era anche Pina, come sempre al suo fianco nei momenti importanti. Mi riferirono per telefono del suo incontenibile strazio e io, che volevo loro un gran bene e li ammiravo, mi sentìì come in colpa per non essere stato con lei in quei momenti dolorosi. Negli anni che seguirono, e fino a pochi mesi fa, fui spesso in contatto con lei e fui io stesso, nella mia breve partecipazione in Giunta ai tempi di M. Mele, a proporre l’intitolazione di una via a Pietro. Giuseppina ne fu orgogliosa e commossa: un atto che rinsaldò il nostro legame di sincera amicizia.
Oggi, insieme a tanti altri che la ricordano, piango l’amica affettuosa e sincera che più non incontrerò in Via Palermo quando, con passo incerto, si avviava a pregare nel Duomo, lo stesso che domani la vedrà presente per l’ultima volta.
(*) Pietro Galati nacque nel 1921. Apparteneva ad una famiglia numerosa di laboriosi artigiani. A 19 viene richiamato al fronte, soldato nel Regio Esercito. Dopo l’8 settembre del 1943 si sbanda, così come tantissimi giovani di leva rimasti senza comando nella drammatica incertezza seguita all’armistizio. Entra a far parte delle formazioni partigiane che operano tra Liguria e Piemonte, in particolare col Comandante Gino Cacchioli (detto Beretta). Il nome di battaglia di Galati fu “Pietro il Siciliano”. Fece parte della Formazione cattolica «Cento croci per la Resistenza». Celebre, tra l’altro, l’impresa di cui fu protagonista sul fiume Taro per cui gli valse l’alta onorificenza della Medaglia d’Argento al valore della Resistenza contro il nazi fascismo.