Una vicenda partita male e gestita peggio, che ha riacutizzato inutili e dannose contrapposizioni di cui non c’era per nulla bisogno! Superficialità e avventatezza di istituzioni, associazioni e partiti.
In una nota del 5 maggio inviata al Sindaco di Cinisi, al Presidente del Consiglio Comunale e all’Assessore alla Cultura, il Presidente regionale della Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) OTTAVIO TERRANOVA esprime «piena contrarietà alla rimozione» della targa intestata al Partigiano Salvatore Badalamenti trucidato dai nazi-fascisti il 23 aprile del 1945, in provincia di Cuneo.
Il caso era stato sollevato in tutta la sua ampiezza dal nostro giornale lo scorso 2 maggio. Oggi, alla luce di nuovi elementi emersi e, soprattutto, in presenza della nota dell’ANPI (noi l’abbiamo avuta in copia ieri, venerdì 8), vogliamo ritornare su questa contrapposizione rivelatasi subito inutile e dannosa per tutti.
Più oltre, nella nota dell’ANPI, si legge: «Sarebbe invece un atto riparatorio se sulla stessa targa, venisse anche riportato il nome del partigiano Vincenzo Maltese, con la specifica “Partigiani”». Saremmo lieti di potere organizzare, anche a Cinisi, una giornata con codesta Spett.le Amministrazione Comunale e con le scuole, in memoria dei due partigiani, Salvatore Badalamenti e Vincenzo Maltese, che presero parte e che vennero trucidati dai nazi-fascisti, a Cuneo. […]. In prossimità del 9 maggio p.v., siamo pienamente d’accordo con quanti sostengono che andrebbe onorata la memoria di Felicia Bartolotta Impastato, intestando anche a lei una via all’interno del paese (come hanno già fatto in altri comuni d’Italia), per rendere memoria ad una donna e madre, la cui vita è stata dedicata alla memoria del figlio Peppino Impastato, barbaramente ucciso dalla mafia e divenendo essa stessa, simbolo di Resistenza Antimafia e di rinnovato senso civile e morale della società tutta, ben oltre i confini di Cinisi […]».
Dopo la nostra chiara presa di posizione contro la proposta avanzata dal Sindaco e dall’Associazione culturale (la rimozione della targa, fra l’altro, è stata inserita nel programma delle manifestazioni del 9 maggio), Terrasini Oggi è stato in grado di recuperare precisi riferimenti documentali che attestano, senza ombra di dubbio, che Badalamenti fu partigiano. Anche su suggerimento di un lettore, infatti, è bastato collegarci al database ufficiale dell’ISTORETO, l’Istituto di Storia della Resistenza del Piemonte, per aver piena conferma che i dati anagrafici di Badalamenti sono inseriti fra i caduti sotto il fuoco nazi-fascista.
Apparteneva alla Quinta Divisione Alpi, comandata dal valoroso LUIGI SCIMÈ, di Racalmuto e fu fucilato a Magliano Alpi, probabilmente una frazione di Sant’Albano Stura-Ceriolo (queste ultime notizie ci sono state gentilmente fornite dalla Signora D.O. del nord Italia). Per Vincenzo Maltese, invece, non ci è stato possibile rintracciare fin’ora riscontri documentali. Per tale ragione ci siamo messi in contatto con l’ISTORETO per chiedere ulteriori informazioni su Badalamenti ed eventuali conferme su Maltese partigiano. Attendiamo -speriamo presto- risposte in merito.
Inoltre, ancora su Badalamenti, esiste un attestato (abbondantemente circolato in questi giorni sui vari social network) rilasciato post mortem a Badalamenti dal Gen.le inglese Alexander, il comandante in Capo delle Forze Alleate nel Mediterraneo, che di seguito riproduciamo.
Vi sono almeno due elementi apparentemente marginali che riguardano l’esperienza partigiana di Badalamenti e che invece, a una più attenta lettura, risultano centrali: il primo riguarda il tempo di permanenza nella formazione in cui operò. Infatti dalla scheda del database risulta chiaramente dal 1° giugno 1944 al 23 aprile 1945, data esatta della sua fucilazione (dunque un anno almeno). Pertanto, come abbiamo avuto modo di dire altrove, non fu un “salta fosso”, un partigiano cioè dell’ultima ora, il che sgombra il campo da qualsiasi tipo di illazioni e fantasiose ricostruzioni; il secondo elemento riguarda il suo nome di battaglia “Turiddu”. Anche in questo caso avere un nome di battaglia suona ulteriore conferma a tutto quanto si è detto, e non sarebbe stato trascritto nel database dell’ISTORETO del Piemonte se non avesse svolto all’interno della formazione un ruolo costante e preciso.