«Per ricordare il Giudice Rosario Livatino, vittima della mafia».
Questo il titolo del Convegno organizzato dalla Biblioteca Comunale “F. Paolo Abbate” di Cinisi.
L’incontro a 25 anni dal suo assassinio è organizzato in collaborazione con la Parrocchia S. Fara e con l’Associazione culturale “Così, per … passione” di Terrasini.
Ξ AVRÀ LUGO NEL PALAZZO COMUNALE MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE ALLE ORE 17:00
Dopo il saluto del Sindaco di Cinisi Avv. Giangiacomo Palazzolo,
INTERVERRANNO:
–S.E. Mons. Michele Pennisi arcivescovo di Monreale
–Dott. Salvatore Cardinale Presidente Corte d’Appello di Caltanissetta
–Dott. G. Battista Tona componente Comm. Antimafia
– Avv. Aldo Ruffino Vice Sindaco di Cinisi
– Pietro Puccio Presidente del GAL
-Ino Cardinale Direttore artistico dell’Ass. “Così, per passione”
Coordinerà gli interventi Silvio Ruffino Presidente della Biblioteca comunale “F. P. Abbate”
Ξ BREVE SCHEDA BIOGRAFICA E UN VIDEO
Rosario Livatino nacque a Canicattì nel 1952, figlio di un avvocato di nome Vincenzo e di Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo, dove si impegnò nell’Azione Cattolica, nel 1971 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo presso la quale si laureò nel 1975 con lode. Nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina. Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli siciliana e aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
Come non ricordare, a questo punto, ciò che ebbe a dire, otto mesi dopo l’assassinio del giudice, l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga che in una intervista al Corsera lo definì, con toni dispregiativi,«giudice ragazzino» in riferimento a quei magistrati neofiti impegnati nella lotta alla mafia. Ecco cosa disse esattamente Cossiga, anche se in seguito ebbe a scusarsene con la famiglia del Giudice: «Possiamo continuare con questo tabù, che poi significa che ogni ragazzino che ha vinto il concorso ritiene di dover esercitare l’azione penale a diritto e a rovescio, come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno…? Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga. Questa è un’autentica sciocchezza! A questo ragazzino io non gli affiderei nemmeno l’amministrazione di una casa terrena, come si dice in Sardegna, una casa a un piano con una sola finestra, che è anche la porta».
(tratto da Wikipedia)
VIDEO in ricordo di ROSARIO LIVATINO. Ripercorre le tappe della sua breve ma intensa carriera.
(Il lavoro è stato realizzato da Fabiola Poggi, la voce è di Corrado Gentile, si ringrazia lo staff de La Web Tv per la collaborazione).