ELEZIONI 5 GIUGNO: ANCORA LA MARINERIA FARÀ LA DIFFERENZA

 

 

Fino alla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso è stato l’incontrastato regno della Dc, rappresentando a ogni tornata il punto nevralgico degli esiti elettorali. Non scopro l’acqua calda se dico che è la marineria il luogo in cui si giocano le sorti di ciascuno dei quattro candidati e, in ultima analisi, del paese.

PORTO COPERTINA

Gente di mare, difficile, sfuggente e, al tempo stesso, generosa, intrepida e coraggiosa. Quando credi d’aver capito politicamente tutto del pescatore, non fai in tempo a girarti e devi ricominciare da capo. Ma se riesci a guadagnare la sua fiducia, è anche pronto a tutto per te.

I nostri quattro candidati alla carica di Primo cittadino lo sanno bene quanto difficile sia “penetrare” in quell’anima, dove basta un nonnulla per alzare o ammainare le vele.

Su questo riflettevo durante gli accesi comizi di ieri, domenica, allo Scalo. Pensavo, ad esempio, quanto, nella storia politica terrasinese, abbiano pesato i capipolo all’interno della marineria. Dal dopo guerra e fino alla fine degli Anni Settanta fu terreno incontrastato di don Vincenzo Lo Piccolo, meglio noto come Patricola, il democristiano di ferro (non pescatore) che osò sfidare il suo stesso partito, vincendo con i “suoi” pescatori. Fu lui che seppe interpretare e coltivare, come nessuno mai, la marineria, tanto che i suoi antagonisti politici interni ed esterni non osavano neanche avvicinarvisi, che sarebbe stato tempo perso.

Ai comunisti, poi, per anni furono riservati sonori fischi e manate sul tettuccio dell’auto che bandizzava il comizio, tanto che occorreva qualche dose di “coraggio” a spingersi fin là giù. E poi, se si riusciva a metter su un comizio, c’erano a seguirlo non le folle oceaniche di Patricola, ma non più di 20 persone, metà delle quali platealmente ostili. Ed era normale che così fosse. Ma nei primi anni Sessanta vi fu la svolta con l’occupazione del Villaggio Pescatori guidata proprio dai comunisti (la Dc tardava ad assegnare le case forse per calcoli elettorali) e allora la musica cambiò un po’, ma solo un po’.

Oggi i comunisti sono passati così come i democristiani e i liberali (anche questi ultimi ebbero scarsa accoglienza fra i pescatori), ma il porto con la sua gente e i suoi irrisolti problemi restano. Restano anche i pallidi eredi di Patricola: due esponenti di famiglie marinare che si contendono il primato in liste e formazioni contrapposte (basta visionare i voti di preferenza delle scorse elezioni nei seggi 8-9-10 per averne conferma).

Ma il taglio dei comizi di oggi allo Scalo è sostanzialmente immutato rispetto a 55 anni fa: da una parte parole rassicuranti (“fidatevi di me, di noi: vedrete cosa faremo per voi”), dall’altra di scuotimento (“cosa aspettate? unitevi, organizzatevi”).  E uno dei tre, ieri, ha sfiorato lo stile Patricola … Ma, comunque, non è un comizio più o meno efficace che potrà spostare le cose.

Intanto alle mie spalle un pescatore col suo commento ad alta voce mi riporta alla realtà: «Ma chi atturranu ancuora? A pisca cca muriu!».
Do un’occhiata in basso, verso i moli: come dargli torto? Barche e gommoni di ogni tipo e dimensione, pochissimi i pescherecci ormeggiati, e mi si stringe il cuore a pensare che quella della Favarotta era fra le marinerie più rigogliose dell’Isola.

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(In copertina: anni Ottanta, pescatori intenti a rammendare le reti in barca. -Archivio Terrasini Oggi- foto Paolo Chirco)

 

 

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One comment on “ELEZIONI 5 GIUGNO: ANCORA LA MARINERIA FARÀ LA DIFFERENZA
  1. Io ero accanto a lui quando comiziava in P.zza Scalo dal balcune della signora Lillina. Patricola sapeva parlare al cuore dei pescatori che definiva con trasporto : pescatorelli miei figli miei. In quel tempo con la sua regia arrivarono contributi a pioggia dalla Cassa per il Mezzogiorno con cui tanti pescatori rinnovarono e migliorarono le loro barche da pesca e le attrezzature. Era il tempo della costruzione del porto peschereccio e del villaggio pescatori. La marineria era il traino economico prima che il turismo facesse capolino a sconvolgere equilibri politici che sembravano consolidati. Altri uomini, altri tempi in cui Don Vincenzo Patricola e un manipolo di pescatori e di altre categorie economiche diedero l'assalto al municipio con una lista civica che umiliò la Democrazia Cristiana gestita allora dalla borghesia del paese, che li aveva irriso per tutta la campagna elettorale, entrando dalla porta principale nella storia politica del nostro paese. Il comizio al porto da allora viene considerato la chiave di volta della campagna elettorale.

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