di Alessio Ruffino
Mio padre, che è stato cremato, si rivolterebbe nella tomba. Figuriamoci noi, che certamente cremati non siamo (almeno così pare); se non fosse che, dinnanzi al novello scempio annunciato dovremmo, quanto meno, attuare un doppio salto mortale.
Il progetto dell’ennesimo solarium sul tratto simbolo della magnificenza della costa terrasinese, in qualunque modo possa essere prospettato e progettato, è un insulto a 50 anni di lotte ecologiste, a tutto ciò che di buono (una volta tanto!) il genere umano e la società moderna hanno saputo attuare nel corso degli ultimi decenni. Certo, abbiamo convissuto con scempi edilizi di ogni risma ma sempre e comunque di pari passo al fervore delle nuove sensibilità e, dunque, in qualche modo, questi scempi non sempre hanno avuto vita facile (pensiamo alle recenti demolizioni sulla costa carinese).
Ma un nuovo I-Club, ancora più mostruoso, su quel tratto di costa che, probabilmente per puro caso, non è ancora patrimonio dell’umanità (almeno sulla carta) è veramente troppo! va al di là dei nostri incubi peggiori, è qualcosa che dovrebbe inorridire ogni buon padre di famiglia, ciascun figlio di questa terra e non soltanto, dunque, le èlite ambientaliste.
E’ già soltanto l’idea di un nuovo solarium in quel limbo di promontorio (figurarsi un progetto nero su carta, come quello che abbiamo visto, con orrore) a costituire un insulto a tutti i terrasinesi, tutti nessuno escluso.
Ci viene perpetrata, ormai da anni, con nauseabondo tempismo, l’enorme bufala che tutto ciò è nell’interesse economico e turistico del paese. E’ vero l’esatto contrario.
Ed è, certamente, una questione non solo di etica ambientale, ma di etica generale, perché non riguarda solo il nostro diritto alla bellezza: è innanzitutto una questione che riguarda la nostra coscienza, individuale e collettiva, che ci deve interrogare sulla nostra storia e sulla importanza che vogliamo dare alla dignità dei luoghi in cui viviamo e in cui vivranno i nostri figli.
Ecco il motivo per cui non è più rinviabile una mobilitazione generale di tutti i cittadini (soprattutto dei più giovani), non soltanto delle associazioni (wwf, legambiente, ecc). Un presidio FISICO, permanente, ad oltranza, in quei luoghi per evitare l’inevitabile.
Ma questo tanto per cominciare, perché è necessario un appello a tutti quei soggetti a vari livelli, nazionali ed internazionali (non istituzionali, non a questi, ahimè!) perché si attivino per salvare quella costa, che è inestimabile patrimonio di tutti, prima che sia troppo tardi.