Convinti che la ricerca scientifica va sempre nella giusta direzione? E soprattutto chiediamoci: cos’è il progresso e come viene misurato?
di Guido Sammartino*
Rispetto alle nuove generazioni io posso ritenermi un “privilegiato” perché ho avuto l’opportunità di vivere in un periodo storico in cui si è potuto assistere in prima persona al passaggio dai telefoni a gettone alle più moderne e sofisticate tecnologie con una rapidità a dir poco impressionante, che ha letteralmente stravolto il modo di concepire la vita.
Ovviamente non si tratta di stabilire se si vivesse meglio prima o adesso, ma se siamo realmente pronti ad affrontare e ad accogliere un cambiamento così imponente, per poterne sfruttare al meglio tutte le potenzialità che ci vengono offerte. Ma come ci insegna la storia, ecco che dietro a ogni importante tappa, si celano innumerevoli insidie pronte ad approfittare della nostra buona fede.
Ma cosa esattamente ci sta sfuggendo di mano?
Un aspetto con cui ci troviamo a dover fare i conti ogni giorno è che siamo sempre più identificati in un sistema che alimenta la nostra incapacità di “essere felici”. Un sistema modellato per esaltare le nostre paure, dove dobbiamo sempre guardarci attorno con “cauta diffidenza” per proteggerci dal mondo che sembra volersi approfittare di noi in ogni momento.
Anche se non vogliamo ammetterlo, noi abbiamo sempre più paura, e non mi stupisce che sia così. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, non possiamo non notare come ininterrottamente veniamo tartassati su ogni fronte da messaggi contaminati di paura: la crisi, la disoccupazione, le guerre, il terrorismo, la politica corrotta, le epidemie, ogni forma di violenza gratuita, ecc.
Ma vi siete mai fermati per un istante a immaginare quali conseguenze tutto ciò possa avere sulla nostra coscienza, sul nostro modo di agire e non per ultimo sulla nostra salute?
E se fossero proprio queste convinzioni indotte ad alimentare tutto ciò?
È curioso notare come si faccia sempre più fatica a comprendere realmente l’origine della maggior parte delle malattie che affliggono il mondo contemporaneo. Al di là degli ipotetici fattori di rischio che ritroviamo un po’ ovunque, il tutto è spesso giustificato dalla nostra predisposizione genetica ad ammalarci (come se il nostro organismo nascesse già programmato per ammalarsi di qualcosa). Quindi il nostro destino sarebbe già in qualche modo scritto. E qui entra prepotentemente in gioco la ricerca scientifica che con tutta la buona volontà tenta di scoprire l’ultimo ritrovato farmaceutico o quell’esame preventivo che ci svelerà senz’altro la presenza di una qualche malattia di cui abbiamo sempre ignorato l’esistenza.
E se la ricerca scientifica stesse percorrendo una strada a senso unico, tralasciando o forse non considerando deliberatamente un aspetto che potrebbe svelare degli scenari a dir poco sorprendenti? È possibile che tutto debba essere relegato alla sola ricerca del farmaco miracoloso senza tener conto di chi siamo realmente?
Io penso che tutto questo debba far riflettere. Esistono ormai studi inconfutabili che dimostrano come il nostro stato emotivo sia in grado di influenzare la nostra salute e dunque la malattia.
Non pensiamo mai che ci si possa ammalare per il troppo stress indotto dal sistema; a causa di quei modelli di comportamento che ci inducono a credere che presto o tardi accadrà qualcosa che metterà a dura prova la nostra sopravvivenza.
La malattia più difficile da curare sta ormai diventando la paura di essere costantemente in pericolo e la cosa più semplice da fare in questi casi è quella di affidare la responsabilità della nostra vita a qualcun altro.
E il bello in tutto questo è che abbiamo sempre creduto di essere i padroni della nostra vita.
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* Di origine terrasinese, osteopata, da circa un ventennio si dedica allo studio e alla ricerca delle terapie alternative e di tutto ciò che possa contribuire a migliorare la salute e il benessere dell’individuo. Attualmente svolge la professione di osteopata a Cinisi.
I nostri pensieri influiscono sulle cellule, sia in maniera positiva che negativa, modificandole di conseguenza. Ne ha parlato in conferenze e scritto sui suoi libri il dott. Bruce H. Lipton (uno dei libri che ha scritto è "La Biologia delle Credenze").
interessa l'articolo, si e vero il sistema sociale ci propone dei modelli che inducono paure e stress, con questo ci guida verso apsetti capitalistici e gestisce l'essenza della vita, come la religione, che dalla nascita ci rende colpevoli di aver peccato e ci priva delle essenze vitali, a questo punto dove finisce il seme biologico del papa? cosa ne fa? e come viene tradotto dal complesso biologico di questo uomo? perche santo e mistico non e, rimane per il momento un essere umano che respira e metabolizza le stesse cellule come un altro essere umano.
interessa l'articolo, si e vero il sistema sociale ci propone dei modelli che inducono paure e stress, con questo ci guida verso apsetti capitalistici e gestisce l'essenza della vita, come la religione, che dalla nascita ci rende colpevoli di aver peccato e ci priva delle essenze vitali, a questo punto dove finisce il seme biologico del papa? cosa ne fa? e come viene tradotto dal complesso biologico di questo uomo? perche santo e mistico non e, rimane per il momento un essere umano che respira e metabolizza le stesse cellule come un altro essere umano.