Ce ne parla GAETANO FAVAZZA, ex sindaco Dc di Terrasini, a lui legato da antica amicizia e da comune militanza politica.
IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA È STATO PIÙ VOLTE A TERRASINI ANCHE NEL RECENTE PASSATO, DOVE HA INTRECCIATO ALCUNE SOLIDE AMICIZIE CHE VANNO ALDILÀ DELLA POLITICA.
“TERRASINI OGGI” QUESTA MATTINA HA RAGGIUNTO NELLA SUA ABITAZIONE L’ULTIMO (ci si consenta l’espressione) DEI MATTARELLIANI TERRASINESI, EX SINDACO DI TERRASINI NEGLI ANNI SETTANTA, ESPONENTE DI SPICCO DELLA DC E, DOPO IL TRAMONTO DI QUEL PARTITO, SOSTENITORE DEL PD.
Luce soffusa nello studio in cui Gaetano Favazza ci riceve. Tutt’intorno alle pareti, numerose fotografie. C’è Piersanti, il fratello di Sergio, assassinato dalla mafia nel 1980; in alto a sinistra, Tano -come lo abbiamo chiamato sempre in paese- nell’atto di stringere la mano a Sandro Pertini, quando da sindaco, assieme ad altri della Provincia, lo accolse a Punta Raisi in occasione della sua visita a Palermo. E poi altre ancora. C’è Sergio, l’uomo schivo, il fine giurista, il rigoroso uomo politico della sinistra Dc siciliana e nazionale, ora nostro Presidente della Repubblica …
La notizia della sua elezione alla massima carica dello Stato, lo ha commosso, quasi stordito, ma non sorpreso. «Lo sentivo dentro -dice-, è il meglio su cui oggi potesse cadere la scelta».
Tano Favazza iniziò il suo percorso politico con Piersanti. Fu, insieme col cinisense Salvo Mangiapane, una delle sue ombre e, dopo il suo assassinio, il legame politico proseguì con Sergio.
Signor Favazza, l’ultima volta che l’ho incontrata per una intervista-video fu in occasione della presentazione del libro di Giovanni Grasso dedicato alla straordinaria esperienza di governo di Piersanti Mattarella e alla sua tragica fine. Nella intervista sentii sia lei che Salvo Mangiapane. Oggi sono qui per un altro avvenimento, che fa onore alla Sicilia: Sergio Mattarella è il 12° Presidente della Repubblica …
«Grande contentezza, tanta soddisfazione. E poi sicuramente avrà molto da lavorare … Trova una situazione certamente non facile, ma sono certo -conoscendolo- che farà bella figura, per dirla in termini semplici».
Mattarella è stato a Terrasini più volte, siete amici. Ma dal punto di vista umano, è così come viene effettivamente dipinto? Uomo apparentemente mite …
«Sì, apparentemente. In tantissimi anni di vicinanza è effettivamente così. Pensi che io sono entrato nello studio Mattarella nel 1966; sono trascorsi 50 anni di frequentazione: non ricordo mai in tanti anni di vicinanza, di militanza, sentire alzare il tono della sua voce … M-a-i.
Quando si prendeva una decisione, lui non tornava indietro, e se questo accadeva è perché se ne convinceva e non aveva alcuna difficoltà ad ammetterlo. Una figura sempre calma, serena, sempre incline al ragionamento e alla riflessione».
Diversamente dal fratello, lui non era portato per l’impegno politico diretto. Ma vi è stato un punto di svolta nella sua vita …
«Subito dopo la tragedia … Quasi costretto … Un imperativo morale e ideale: proseguire sulla strada aperta da Piersanti. Capo gruppo, vice Presidente del Consiglio, più volte ministro. Si dimise da ministro per sottolineare il dissenso con la legge Mammì sulle frequenze televisive, e dimettersi da ministro non è come dimettersi dal direttivo di un club; poi la Corte Costituzionale, e oggi Presidente della Repubblica Italiana! Ma soprattutto, io dico, un giurista notevole … notevole».
Ma questa sua naturale mitezza non potrebbe essere scambiata per cedevolezza?
«È solo un’impressione. Non è così, glielo posso garantire. Chi lo conosce non può che confermare».
È stato più volte a Terrasini. In quali circostanze?
«In genere in occasione di elezioni. Altre volte per appuntamenti culturali, altre amcora per vicende familiari che mi hanno toccato … In occasioni tristi e liete, come il matrimonio di mio figlio Francesco».
Prima accennava alla frequentazione con i Mattarella che si potrebbe dividere in due diverse fasi.
«Sì, una frequentazione, che potrei suddividere in due fasi. La prima dal 1966 al 1980. Lui non partecipava mai alle nostre riunioni, vivo Piersanti. Anzi ci prendeva in giro, perché allora il suo obiettivo era la carriera universitaria … Poi dopo la tragedia fu sollecitato … spinto all’impegno politico. E così iniziò nel 1983 per abbandonare nel 2008 fino a far parte della Corte Costituzionale dal 2012».
Se dovesse incontrarlo -evenienza alquanto difficile, in considerazione dei gravosi impegni che lo attendono- gli si rivolgerebbe salutandolo con un “ciao Sergio!”? [Favazza sorride fra sé e sé e con qualche esitazione risponde che se si trovasse a tu per tu con lui potrebbe pure chiamarlo per nome, a meno che non sia in presenza di estranei. Ma in fondo, probabilmente, fin dall’inizio gli si rivolgerebbe con un “Signor Presidente”].
«Noi eravamo abituati che quando nella stanza c’era Sergio a colloquio con altri e a noi collaboratori, a me, capitava di entrare, ci rivolgevamo a lui col titolo di onorevole. Immaginiamo se oggi si sta attenti a queste forme. Ma per me le forme sono ancora importanti … in fondo sono anche sostanza».