“IO CHE CONOSCO IL TUO CUORE”
Storia Di Un Padre Partigiano Raccontata Da Un Figlio
A 70 Dalla Liberazione
SABATO 7 MARZO ORE 17:00
(Ex Casa Badalamenti, Corso Umberto)
L’Italia ricorda la Liberazione. Una Liberazione che è costata molto sangue, ma ha anche segnato la rinascita del Paese dalle macerie del Ventennio fascista: nella Resistenza e con la lotta partigiana una nuova gioventù seppe infatti conquistare la vittoria contro il nazi-fascismo, ponendo le basi per l’Italia democratica e repubblicana.
Per questo il comune di San Giuseppe Jato, Salemi e Piana degli Albanesi, insieme all’Anpi Palermo “Comandante Barbato”, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e l’associazione Liberessenze, hanno scelto di celebrare questo anniversario partendo dalla storia eroica della FAMIGLIA CERVI.
Una delle pagine più belle e insieme atroci di eroismo e sacrificio del nostro passato -l’uccisione di sette fratelli avvenuta in Emilia per mano dei fascisti il 28 dicembre 1943- raccontata da Adelmo Cervi figlio di uno di loro (Aldo), e rivissuta insieme agli studenti delle scuole e cittadini delle nostre comunità.
Un viaggio che vuol superare il mito, scolpito nella memoria collettiva […]. Una storia italiana, una storia resistente, una storia partigiana che a distanza di 70 anni, attraverso il racconto di Adelmo, parla ad un presente che non deve e non può dimenticare.
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Dal libro “I miei sette figli” –Ed. Riuniti, 1980– di Alcide Cervi, contadino antifascista, cristiano e socialista.
«…Questo lo voglio dire chiaro, perché chi ha cultura non pensi sbagliato sul nostro conto, che siamo riusciti a fare certe cose solo con le braccia o perché siamo più spicciativi degli intellettuali. Vedete per esempio il paragone con la quercia. Mi hanno detto sempre così, nelle commemorazioni: tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta. Va bene, la figura è bella e qualche volta piango, nelle commemorazioni. Ma guardate il seme. Perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme …».