AMARA LETTERA DI UNA CITTADINA
“L’OPINIONE”
di Valeria Ventimiglia
Ci scrive la prof.ssa Valeria Ventimiglia, figlia dell’indimenticato prof. SALVATORE VENTIMILGIA, studioso e grande collezionista di carretti siciliani, che diede vita, nei primi anni Settanta del Secolo scorso, a una pregevole “Mostra Permanente” ospitata in uno dei grandi magazzini di Palazzo d’Aumale, prima che divenisse Museo Regionale Naturalistico e Mostra Permanente del Carretto.
Solo la tenacia di una donna e il grande amore di una figlia hanno potuto reggere dinanzi a una esperienza kafkiana, che chiama direttamente in causa il Primo Cittadino.
«Vi racconto una sconcertante esperienza da me vissuta l’estate scorsa. Ma prima di iniziare permettetemi di fare una necessaria premessa.
Mio padre era Salvatore Ventimiglia, un uomo colto animato da una immensa passione per la sua Terra e, in particolare, per l’espressione più significativa di essa: il Carretto. Creò dal nulla una splendida Collezione di antichi Carretti istoriati e di strumenti inerenti la vita del carrettiere.
Nel 1974 affittò l’intera ala sinistra di Palazzo D’Aumale perché era sufficientemente grande da contenere tutta intera la sua Collezione che aveva denominato “Museo Storico-Etnografico del Carretto Siciliano” e subito, su suggerimento dell’allora sindaco di Terrasini Claudio Catalfio, aprì le porte al pubblico rendendo fruibile a tutti gratuitamente il suo patrimonio di cultura. L’iniziativa ebbe un successo strepitoso.
Dopo appena qualche anno Terrasini venne citata per la prima volta in tutte le Guide turistiche solo così: “Museo Storico-Etnografico del Carretto Siciliano” del prof. Salvatore Ventimiglia – Palazzo D’Aumale. E nient’altro.
Seguirono dieci anni in cui Palazzo D’Aumale, nonostante fosse un edificio in totale degrado, divenne Museo di fama mondiale a tutti gli effetti; vennero turisti da tutto il mondo e anche talune persone di grande prestigio come Vittorio Sgarbi, Pierasanti Mattarella, Gorbaciov, ecc.
Ma veniamo alla vicenda vissuta da me questa estate.
Nel n. 9 del 3 maggio 2014 sul giornale “La Gru News” apparve un articolo dove si segnalava mio padre per l’intestazione di una strada a Terrasini.
Appena poco tempo dopo venni invitata al Comune presso l’Ufficio del Dott. Salvia, funzionario incaricato per espletare le pratiche relative all’intestazione delle strade.
Il Dott. Salvia mi disse di preparare un breve curriculum di mio padre. Lo feci con gioia e piena di orgoglio per il mio caro papà e glielo portai qualche giorno dopo. Nel consegnarlo il funzionario mi disse che, però, c’era un inconveniente: le strade da intestare erano tutte periferiche e di scarsa importanza. Secondo lui non adatte alla figura di mio padre. Risposi testualmente: “Non importa è il pensiero quello che conta” e feci per andarmene ma, in quel momento, mi venne un’idea e aggiunsi: “Ma scusi accanto a Palazzo D’Aumale c’è la Villa a mare con il teatro e il parco giochi. Se non ricordo male non è intestata a nessuno. Non potrebbe essere adatta dato che è proprio accanto al Museo fondato da mio padre?”.
Il Dott. Salvia mi disse che questo dovevo dirlo al Sindaco. Anzi dato che era martedì, giorno di ricevimento, telefonò lui personalmente al Sindaco per fissarmi subito un appuntamento dicendogli la ragione del colloquio. Il Sindaco rispose che quel giorno era molto impegnato, che andassi il prossimo martedì.
Il martedì successivo il Sindaco non c’era: era andato al Genio Civile a Palermo. Che tornassi martedì.
Il martedì successivo il Sindaco era dovuto uscire d’urgenza. La segretaria mi disse di aspettare e dopo circa un’ora mi comunicò che il Sindaco non sarebbe più tornato e che, quindi, l’incontro era rimandato al prossimo martedì.
Il martedì successivo il Sindaco non mi ha ricevuta perché stava discutendo con i suoi Assessori il problema del bilancio comunale. Che tornassi il prossimo martedì.
Il martedì successivo il Sindaco non mi ha ricevuta perché stava risolvendo il problema dell’immondizia. Che tornassi il prossimo martedì.
Il martedì successivo il Sindaco non mi ha ricevuta perché si stava preparando ad incontrare alcuni Sindaci tedeschi di passaggio a Terrasini. La segretaria mi disse di tornare il martedì dopo.
Il martedì successivo la segretaria mi disse che il Sindaco aveva il problema del cambio della Giunta. Che tornassi il prossimo martedì.
Stavo per andarmene quando il Sindaco uscì dal suo studio e andò in bagno. All’uscita dal bagno lo bloccai e gli chiesi: “Signor Sindaco lei sa chi sono io?” Mi rispose: “Si e so pure che è più di un mese mezzo che lei desidera parlarmi” Gli dissi: “Ah sì? E perché lei non vuol ricevermi? Devo pensare che mio padre è stato dimenticato?” Mi rispose: “Dimenticato? Mai! Suo padre è nel mio cuore! Mi aspetti qui che fra poco la ricevo”. Ho aspettato ancora un’ora e mezza e, finalmente, sono entrata nel suo studio.
Mi disse subito che sbagliavo a pensare che mio padre era stato dimenticato perché era in atto da tre anni alla Regione l’iter per intestare a lui le sale del Museo D’aumale dedicate al carretto.
Replicai che l’iniziativa era regionale non comunale e, pertanto, quanto lui diceva non era certo iniziativa del Comune: l’intestazione di una strada era cosa del tutto diversa, un riconoscimento del Comune a mio padre.
Mi disse che Palazzo D’Aumale essendo stato acquistato dal Comune era da considerarsi anche comunale quindi …
Dissi: “Ma il Museo è regionale!”. Mi rispose: “ Fa lo stesso”.
Dissi: “No, non fa lo stesso”. Mi rispose: “A Terrasini le strade da intestare sono tutte periferiche, non sono degne di suo padre. Suo padre è troppo importante!”.
Dissi: “Non è così perché la Villa a Mare è proprio accanto a Palazzo D’Aumale e non è intestata a nessuno”.
Mi rispose: “Lei vuol mettere suo padre in mezzo al popolino, in mezzo alla calia e alle semenza! No, Suo padre è troppo importante”.
Gli dissi: “Allora per mio padre non ci sarà nulla? Nessun luogo pubblico?”.
Rispose: “Suo padre deve restare dentro il Museo non fuori di esso”. Chiesi: “Scusi signor Sindaco ma allora perché grossi personaggi come, ad esempio, Falcone e Borsellino non rimangono chiusi entro le mura dei Tribunali ma hanno luoghi pubblici intestati ovunque?”
Rispose: “Lasci stare gli altri, ripeto, suo padre è troppo importante!”.
La conversazione continuò ancora per qualche minuto durante il quale mi sono frenata a stento e ho ringraziato la buona educazione che i miei genitori mi hanno impartita e la mia capacità di autocontrollo. Mi sono sentita derisa, presa in giro, sbeffeggiata ma soprattutto è stato deriso, preso in giro sbeffeggiato mio padre che era un galantuomo degno del più assoluto rispetto, dotato di grande cultura, umanità e che a Terrasini ha fondato un Museo che è il fiore all’occhiello non solo di Terrasini ma di tutta intera la Sicilia. Mi si consenta!».
Vi ringrazio per l’ospitalità.
Prof.ssa Valeria Ventimiglia
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(Il link di un precedente servizio con video sul Museo intitolato “MUSEO d’AUMALE, TESORO INESTIMABILE”).
Cara Valeria, consentimi di darti del tu in ragione del fatto che ho più più anni di te. Voglio scusarmi, a nome mio e di coloro che hanno conosciuto e apprezzato tuo padre per quello che è stato e ha rappresentato e rappresenta ancora oggi per la collettività terrasinese. Ho letto delle tue vicissitudini nel tentativo di contattare il nostro sindaco per perorare la causa di tuo padre nella speranza di strappargli la promessa di intitolazione di una strada che sarebbe il giusto riconoscimento per quanta parte della sua vita ha dedicato al carretto che è una delle massime espressioni di arte e cultura popolare siciliana e sono partecipe della tua delusione dopo il fortuito inutile incontro. Ma come hai potuto toccare con mano la riconoscenza e la memoria non fanno parte del bagaglio socio culturale della massima espressione politica terrasinese e me ne scuso ancora. Chi non dimentica ha un futuro, chi dimentica ha solo un vuoto presente.
A me fa specie la storia del popolino e della calia e semenza. Lo stesso "popolino" al quale ha chiesto il voto e dal quale magari lo ha anche avuto. Riprovevole che un Sindaco faccia distinzioni di classe tra i suoi concittadini. Mi era sfuggito il Casato al quale il nostro Sindaco appartiene…. Cara Valeria non mi stupisce che Uomini come tuo padre o come il mio siano "dimenticati" dagli Amministratori. Di certo non lo sono dalla gente che ha avuto la fortuna di conoscerli e di apprezzarne il valore. Sicuramente neanche l'attuale Sindaco può sperare di essere ricordato dai posteri, almeno non con l'intestazione di una strada. Anche se "Via Massimo Cucinella" ce lo ripetiamo ogni giorno.
Complimenti, Ilde se mi consente di chiamarla per nome, per il post e per que " Via Massimo Cucinella "
Certo che puoi Maurizio… grazie!
Cara Sig.ra Valeria, non mi meraviglia affatto di ciò che Le è accaduto. Volevo dirLe che ho conosciuto suo Padre. Ero ragazza, ed insieme a mio Padre Agostino Di Stefano Genova, andammo a trovarlo. Ci fece vedere la sua collezione di carretti siciliani che, allora, si trovava ancora in un primo piano di una vecchia casa alla quale si accedeva da una stretta scala, simile a quella di tante case qui in paese. Purtroppo non ricordo dove era ubicata, mi sforzo di ricordare! Anche per non lasciare andare via i miei più bei ricordi. Rimasi letteralmente abbagliata da tanta bellezza. I carretti erano tantissimi ed in buone condizioni. Sono stata a guardarli per un bel po' di tempo mentre i nostri Padri parlavano. Era l'incontro di due uomini di cultura! A quei tempi, cmq, Terrasini era diversa! Se la può consolare, anche io vivo male ma rassegnata ciò che non si è fatto per mio Padre. Figlio di una famiglia che da sempre abitava a Terrasini, che ha dato lustro a Terrasini. Garibaldi salì le scale di casa mia quando passò, preceduto da una lettera in cui chiedeva aiuto al mio avo per il reclutamento di Picciotti a Terrasini. Mio Padre è cresciuto tra Palermo e Terrasini dove c'erano i suoi nonni. Amava tanto Terrasini ed i terrasinesi. Spero, se ne avrò il tempo, di stilare un documento su mio Padre. Le posso solo dire che dopo che mio Padre ha dato lavoro a tantissima gente di Terrasini, al suo funerale non è venuto nessuno di Terrasini, tranne Claudio Catalfio, suo amico ed altro Uomo di cultura. Comunque, cara Valeria, noi siamo state fortunate perché abbiamo avuto questi Padri. Io non li dimenticherò mai.. Che Le posso dire! Oggi Terrasini non merita di avere neanche una strada intestata ai nostri Padri. Io, infatti, non l'ho neanche chiesta. Oggi sono pochissimi gli uomini di cultura a Terrasini e non fanno politica. La saluto con simpatia e sincero affetto. Spero di risentirla.