Mentre in piazza svetta un “albero” che di notte brilla ma inquieta di giorno, il “dibattito” sulla notte di Capodanno in piazza Duomo ha emesso un verdetto: ma a che serve spendere soldi in questo modo?
di Franco Cascio
A Terrasini non è Natale se puntuali come la nascita di Gesù Bambino non arrivano le polemiche sulle iniziative intraprese dall’Amministrazione in occasione della più attesa festività dell’anno.
Senza andare troppo indietro nel tempo, si ricorderà il maestoso Babbo Natale di cartapesta in costume da bagno che provocò un dibattito così acceso tanto da suscitare l’interesse dei media nazionali che, nel bene o nel male, a seconda dei punti di vista, fece sì che il nome di Terrasini circolasse su e giù per lo Stivale.
Se “l’albero” allestito quest’anno nella centralissima piazza Duomo – in realtà una struttura in ferro e legno, “bello di notte” ma che di giorno inquieta con il suo aspetto assai lugubre – è passato più o meno indenne dalle critiche, la stessa cosa non si può dire per la serata in programma la notte di Capodanno con l’ospite d’eccezione (?) la cantante Ivana Spagna.
La scelta di organizzare uno spettacolo di piazza l’ultimo dell’anno non è andata giù a gran parte dell’opinione pubblica che ha aspramente condannato lo sperpero di denaro pubblico a fronte di una crisi economica che interessa numerosi nuclei familiari terrasinesi, molti dei quali al di sotto della soglia di povertà.
Certo, ci si potrebbe trovare davanti a un classico esempio di benaltrismo, la tendenza a spostare l’attenzione su qualcosa di più importante e urgente, tendenza che spesso sfocia nella più bieca demagogia. Perché se è vero che chi governa dovrebbe avere delle priorità in agenda, quale appunto quella di dare una mano a chi si trova in difficoltà, è pur vero che una comunità ha anche diritto ai suoi momenti di festa.
Però è anche vero che in un’ottica di sviluppo del territorio, qualsiasi manifestazione, anziché mero momento di svago fine a se stesso, dovrebbe essere in grado di portare con sé benefici in termini economici e culturali per la crescita del paese. Pensare che una notte di Capodanno da “ricchi premi e cotillon” e cantanti da sagra, possa portare tali benefici, vuol dire non avere nemmeno la minima idea di cosa vuol dire sviluppo del territorio.
Con tutta la buona volontà, infatti, appare assai difficile inserire la notte di Capodanno in piazza e il concerto di Ivana Spagna in un contesto utile alla crescita economica e culturale del paese. Anzi, l’appuntamento del 31 dicembre potrebbe addirittura essere considerato come un clamoroso ulteriore passo indietro: un evento più da paese-dormitorio che da paese “turistico”. Terrasini per storia e posizione geografica, meriterebbe ben altro (ora ci vuole!), a partire da una programmazione in grado di favorire quel tanto decantato sviluppo culturale ed economico.
Ecco perché l’opinione di chi considera la serata del Capodanno in piazza assai pretestuosa non è poi così peregrina.
Perché una cosa sarebbe sostenere di non celebrare la “Festa di li Schietti”, che fa parte del patrimonio culturale del paese per dirottarne i fondi verso altre necessità, un’altra è nutrire dei più che legittimi dubbi sulla notte di Capodanno in piazza che a Terrasini, tra l’altro, non è una tradizione e i pochi precedenti del passato si sono rivelati un mezzo flop.
Un ultimo rilievo. La serata di capodanno sarà presentata, manco a dirlo, dall’onnipresente Massimo Minutella. Bravo artista, bravo presentatore. Tanto bravo che sarebbe davvero un peccato il solo pensare che il suo ennesimo ingaggio più che della sua bravura sia frutto invece della sua presunta vicinanza a qualche esponente della Giunta.
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Ma al tempo di Gesù Bambino c’era la movida ?
La domanda può sembrare curiosa. Certo i locali del tempo non avevano gli amplificatori di oggi, non c’erano le luci laser multicolore nelle vetrine, e neanche le vetrine. Non c’era chiasso, forse trambusto, provocato dal movimento degli zoccoli degli animali sul selciato, il vociare degli ambulanti che reclamizzavano le loro mercanzie, le grida dei bimbi che si rincorrevano, nei loro giochi, magari qualche urlo di mamma, preoccupata per i loro bimbi. Ma poi tutto nella sera veniva attutito, dal rientro in casa. Al tramonto la famiglia si riuniva intorno alla tavola per la cena. Dopo, tutti andavano a dormire.
E qui sta il punto. Oggi, invece, appena accomodati sulla poltrona nella nostra casa, stanchi per la giornata di lavoro, desiderosi solo di famiglia e riposo, cominciamo a vibrare insieme a porte e finestre, e pur non volendo ballare, siamo presi in un vortice di suoni, in un turbinio di frequenze altissime e bassissime, ma altrettanto disturbanti e roboanti, provenienti dall’esterno della casa.
E la loro origine è lì, sempre lì…piazza Duomo.
Ebbene si, anche in questo clima natalizio, le solite musiche non cessano, anzi rimbombano fortemente, persino nella Chiesa Madre, durante le Messe o quando il coro prova i brani per il prossimo concerto di Natale.
Il coro, quindi, smette di provare. Così che, una sera, una gentile corista, non potendone più, va dal gestore del locale, chiedendo di cessare quella musica. Avendo avuto un diniego, sempre dal gestore, per impegni già presi (dice lui), chiede almeno che il volume venga abbassato.
Ma dopo un po’, la musica riparte a tutto volume mettendo in crisi coristi e Arciprete .
Girando per la rete, guarda caso, mi sono imbattuto in un sito riguardante “come aprire un Bar “ in cui, udite udite , si consiglia ai futuri gestori di bar quanto segue: ” …. Al di la di leggi e regolamenti vorrei però dare un consiglio dettato dall’esperienza. Cercate di tener buoni i vostri vicini, e se si lamentano del rumore, senza aspettare che chiamino i vigili e che sia la legge a stabilire chi ha ragione, cercate di ascoltarli, andate in casa loro e valutate il rumore, abbiate la buona volontà di abbassare il volume, un vicino amico e meglio di uno nemico quando si ha una attività. Una volta, in un locale che dirigevo, siamo arrivati a mettere, a spese nostre, le doppie finestre ad una anziana coppia che viveva di fronte (addirittura !!).
Ah, discorso diverso è se il rumore è provocato dai clienti all’esterno del locale, in questo caso sono loro a correre i rischi, ma, sempre per un discorso di buon vicinato sarebbe opportuno chiedere ai nostri clienti di rispettare il sonno altrui…” (da Aprire un Bar )
A pensare che basterebbe così poco! Solo buonsenso e….
Comunque non pensiate, che dietro questa bonaria ironia ( la mia ) si nasconda un animo sconfortato e rassegnato. Sono, anzi, siamo ( non siamo soli) indignati , inc…. , arrabbiati e agiremo in tutti i modi e le maniere per far si che questa PIAZZA NON DIVENTI UNA DISCOTECA A CIELO APERTO, UNA MOVIDA TUTTO L’ANNO, ma che invece ridiventi una PIAZZA dove le famiglie possano passeggiare, magari dopo cena, sorseggiando un caffè o un digestivo, senza che vengano aggredite da rimbombi e senza che il tavolino all’improvviso si innalzi insieme a loro, e con loro anche i residenti della Piazza. Mi chiedo, basta pagare il suolo pubblico al Comune perché si abbia il diritto di infastidire anche d’inverno le Famiglie che non desiderano e non hanno nemmeno il tempo di frequentare i bar? I Comuni sono veramente così bisognevoli di soldi per permettere tale nefandezza? Perché qualcuno ha deciso così? E chi?
P.S. Dimenticavo, noi gli infissi con le doppie finestre li abbiamo già messi, e pagati a spese nostre. Prima o poi i Cittadini si sveglieranno e, forse faranno pagare al Comune, non indigente, i danni morali e materiali derivanti da questo continuo supplizio.
Maurizio Castellano
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