(TESTO RIPRESO DAI NETWORK)
Un altro Natale è passato e un’altra fiera della falsità si è consumata. Quelli che mandano i messaggi (gratuiti ovviamente) in formato standard che vanno bene per tutti, sì per tutti, anche per i single, tanto una cazzo di famiglia anche lontana devono pur avercela, no?.
L’OPINIONE
di Ilde Cascio
Parenti dei quali non si ricordano più i connotati, che ti mandano gli auguri e i saluti per tutti, bacetti e bacini: «La bambina sarà fatta grande e bella …».
No la bambina è cresciuta, è un cesso e anche un po’ leggera. Ma questo non si può dire.
«… e tua suocera?». Morta, da anni. «Scusa, non l’ho saputo … mi spiace» (segue frase di circostanza).
Amici (?!?) dei quali scopri l’esistenza in vita solo in questo giorno, perchè ti chiamano per gli auguri (ma di che poi…) dicendoti: «Porca miseria, non ci sentiamo mai, presi come siamo dagli affanni quotidiani..!». In realtà durante il corso dell’anno, non avendo trovato il tuo nome tra i necrologi, danno per scontato che tu sia ancora viva.
Quelli che rispondono “per dovere” ad un messaggio, scrivendo parole sdolcinate della serie “questo stronzo mi può sempre essere utile”, ma che dopo l’invio non si trattengono dall’urlare uno scandito MA VAF-FAN-CU-LO!!!
Quelli che “se mi vieni a trovare mi fa piacere” (ma se non vieni è meglio perchè già siamo un casino e non ho dove farti sedere).
Quelli che “dài, vieni a giocare a carte con noi, che ci divertiamo un sacco” … e poi scopri che mancava il quarto per il poker.
Quelli che “ho mandato un messaggio di auguri a tutti i medici che conosco … non si sa mai dovessimo averne bisogno” (segue toccatina!). E tanto altro ancora …
Il mio personale augurio? Siate semplicemente voi stessi. Sempre. Nel bene e nel male. È molto più faticoso fingere o mentire. Vi guadagnerete così la stima e il rispetto (quello vero) di chi vi circonda.
Prendo spunto dall’articolo per raccontare un fatto spiacevole che mi è accaduto proprio nel giorno di Natale. Da qualche tempo, ormai, la villa del Paese, quando cala la sera, piomba nell’oscurità. I pochi lampioni che vi sono, non funzionano o, comunque, la illuminerebbero insufficientemente a causa degli alberi non potati i quali, a sera, creano una coltre buia impenetrabile. Neanche le luci a faro messe in alto dal Comune riescono ad illuminare oltre le fronde degli alberi.
La villa, pertanto, è immersa in un buio assoluto!
Da tempo, sicuramente incoraggiati dalla suddetta oscurità, staziona nella villa una banda di teppistelli che, qualcuno continua a chiamare benevolmente “picciuttieddi “. Questi, evidentemente sono convinti che la villa sia il loro territorio e che vi possano fare ciò che vogliono (di buono nulla, ovviamente), mentre io non la penso come loro. Gridano, schiamazzano, aizzano i loro cani, tentano di rompere ciò che rimane della villa, etc, etc.
Qualcuno, allora, penserà: che c’entra questo con l’articolo di cui sopra ? Semmai è un problema di sicurezza? Ci sono gli organi preposti per questo. Episodi di delinquenza accadono in tutti i posti, nelle piccole e grandi città, Palermo, Roma…
Già la sicurezza!!
Ma, oltre ai doveri, oggi i bravi cittadini hanno ancora qualche diritto?
Vivere serenamente nel proprio territorio non deve essere per essi una conquista giornaliera, una lotta senza speranza.
Un suggerimento ai miei cari compaesani, però, lo voglio dare:
per vivere serenamente, carissimi, bisogna anche, fare qualcosa, non limitandosi solo a guardare quello che accade come se non ci interessasse; non è così (e per tanti motivi che non mi dilungherò ora a descrivere) ma, bisogna assumere come proprio dovere morale il problema ed affrontarlo. Di gente che guarda e se ne va, ne è pieno il mondo, e anche qui
non si scherza. Prendere di petto il problema vuol dire anche difendere il territorio in cui si vive e che così si va degradando inesorabilmente; significa riuscire a vivere serenamente dando un’immagine del Paese a chi vi soggiorna magari temporaneamente, più gradevole e accattivante, al punto da volerci ritornare.
E allora, semplicemente e faticosamente…
maurizio castellano
anna maria di stefano
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