A 70 anni dalla sconfitta del nazi-fascismo ci si chiede: come sarà stata la vita a Terrasini mentre tanti giovani soldati terrasinesi, intrappolati nel Centro-Nord fin dal settembre del ’43, sceglievano di combattere nella Resistenza?
Del clima presente in paese in quei tristissimi anni ne danno testimonianza, nel breve VIDEO che più avanti vi proponiamo, PINO DI STEFANO e FARO LO PICCOLO.
Si tratta di flash tratti da registrazioni audio e video molto estesi, realizzati qualche anno fa da Giuseppe Ruffino in lunghi mesi di paziente lavoro.
Una cosa appare chiara da questi come da altri ricordi: a Terrasini, come in tutta l’Isola, gli ultimi due anni di guerra, i più cruenti e spietati, furono a stento percepiti, e tuttavia in quello stesso periodo una terribile bestia si aggirava fra la popolazione: si chiamava FAME. Pochissimi i fortunati che riuscirono almeno in parte a evitarla.
La prima testimonianza è di PINO DI STEFANO, oggi novantenne, sarto provetto, storico rappresentante dei comunisti terrasinesi, figlio di Francesco, titolare di una rinomata sartoria della élite palermitana e terrasinese, tra i fondatori in loco del partito comunista italiano.
Di Stefano -allora quindicenne- riferisce di un episodio cui ha assistito a Terrasini, in via Perez, all’indomani esatto della notizia dell’arresto di Mussolini. Un aneddoto che, a ben riflettere, conferma il nostro atavico gattopardismo: tutti antifascisti dall’oggi al domani!
La seconda testimonianza è di FARO LO PICCOLO, una dozzina d’anni più giovane di Di Stefano, coautore di libri di memorialistica, ex esponente democristiano, figlio di Vincenzo (Patricola), uno dei capi della Dc terrasinese, sindaco alla fine degli Anni Cinquanta. Lo Piccolo rievoca un episodio che ispirò il titolo al suo libro di memorie “Fammi rari un muzzicuni, ca ti cuntu un cuntu! “ di cui trascriviamo di seguito un passo significativo sulle condizioni di vita in quel periodo.
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IL CONTESTO STORICO GENERALE
A Terrasini, così come nel resto della Sicilia e in gran parte dell’estremo Meridione, non si conobbe la Resistenza per tutta una serie di motivi (non ultimo lo sbarco degli Alleati nei pressi di Licata nel luglio del ’43) che qui sarebbe troppo lungo elencare. Ma è altrettanto vero che i siciliani, fuori dall’Isola, parteciparono numerosi alla Resistenza, distinguendosi su tutti i fronti. Valga per tutti un nome (l’elenco sarebbe lunghissimo), quello di Pompeo Colajanni, il leggendario comandante “Barbato“, che operò in Piemonte e liberò Torino consegnandola agli alleati. In questi giorni – ci dicono – l’Amministrazione ha deciso di intitolargli una via.
A Terrasini, dunque, giunge appena l’eco degli ultimi due anni della guerra, i più devastanti contro l’occupante tedesco, che si combatteva fra le popolazioni del nord. Ma l’Isola, a liberazione avvenuta, avrebbe presto conosciuto ben altre forme di oppressione più subdole e viscide dello stesso fascismo: LA MAFIA e COSA NOSTRA, che con lo sbarco e la conseguente legittimazione degli americani avevano ripreso nuova linfa e impulso. Da lì l’inizio di una diversa forma di Resistenza, questa volta del popolo siciliano e, in particolare, del Movimento contadino per l’assegnazione delle terre, che avrebbe visto scorrere altro sangue, fiumi di sangue da Portella delle Ginestre in poi…
Vi invitiamo infine a vedere (per chi non lo avesse fatto in passato) anche il documentario intitolato “Terrasinesi nella Resistenza” (cliccare qui) realizzato da Giuseppe Ruffino in occasione del 25 Aprile di alcuni anni fa. Attraverso il ricordo dei familiari dei Partigiani terrasinesi, si ripercorre la loro esperienza nella Guerra di Liberazione (fra gli altri, Galati, ottenne la Medaglia d’Argento al Valor Militare, e un altro, Saputo, vi lasciò purtroppo la vita). Ma prima di concludere questa necessaria premessa, un importante particolare vogliamo evidenziare in riferimento a quel documentario. Dalle ricerche effettuate in quella occasione era sfuggito il nome di SALVATORE D’ANNA e solo a riprese concluse e a filmato proiettato ci è stata segnalata l’involontaria omissione a cui solo ora poniamo in parte rimedio.
Salvatore D’Anna fu una autentica figura di intellettuale che ha rappresentato molto nella storia civile di Terrasini. Docente di prim’ordine di latino e greco nei più prestigiosi licei di Palermo, si era inserito, all’indomani dell’Armistizio dell’8 Settembre (e non è cosa da poco), nei prestigiosi Gruppi di Azione Patriottica (GAP) di “Giustizia e Libertà” , operanti, come altri analoghi, a Roma nella guerriglia urbana contro i nazisti.
A Salvatore D’Anna, qualche anno fa, è stata intitolata una via per altri meriti, ma soltanto in pochi sapevano (tra questi Pino Di Stefano che ce lo ha riferito) del suo impegno di Azionista per la Libertà. Il prof. D’Anna (padre, fra l’altro, di Eugenio e del giornalista RAI Gianfranco), noto per il suo riserbo, parlò poco dei suoi trascorsi resistenziali né, tanto meno, ebbe mai a vantarsene. Nei primi anni Sessanta aderì al PSI, divenendone limpido esponente e irreprensibile amministratore comunale. Ma quelli -perdonateci- erano altri tempi!
BUON 25 APRILE!
IL VIDEO CON LE TESTIMONIANZE DI
PINO DI STEFANO E FARO LO PICCOLO